Bonito: Zi’ Vicienzo Camuso trentacinque anni dopo…
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- Categoria: Saggi
- Pubblicato Sabato, 18 Maggio 2013 16:20
- Scritto da Guglielmo Lützenkirchen
Verso la fine degli anni '70 del secolo scorso la rivista "Medicina nei Secoli" (vol. XV, 1978, 427-439), edita dall'Istituto di Storia della Medicina dell'Università La Sapienza di Roma, pubblicava i risultati di un'indagine sulla devozione rivolta nel centro irpino di Bonito ad un corpo mummificato cui il popolo aveva attribuito il nome di Vincenzo Camuso ed un buon numero di interventi taumaturgici.
Gli autori dell'articolo - tre 'curiosi dilettanti': un bibliotecario e due studenti di medicina - avevano svolto la loro ricerca 'sul campo' intervistando numerosi abitanti sull'origine e sulla successiva diffusione del culto sia in paese che in località da esso più o meno distanti. Nulla di preciso era tuttavia emerso intorno all'epoca del rinvenimento della mummia e lo stesso nome che le era dato poteva corrispondere sia a quello reale sia essere semplicemente il frutto della fantasia popolare. In ogni caso Vincenzo era stato acclamato come santo da una consistente parte della popolazione, mentre un'altra, più sensibile ai richiami ecclesiastici, non riconosceva le sue virtù miracolose e lo riduceva al rango di semplice 'anima del Purgatorio'. Pochi, almeno apparentemente, erano quei cittadini che non prendevano posizione a favore o contro la santità di "zi’ Vicienzo" - così veniva familiarmente chiamata la mummia - e che sembravano ignorare le polemiche che avevano diviso il paese. Queste, comunque, continuarono sempre più accese e non mancò neanche chi cercò di coinvolgere gli autori della ricerca (il cui testo riportiamo qui di seguito integralmente), tacciandoli di credulità ed attribuendo loro sicure simpatie per i sostenitori del culto.
Oggi la devozione appare pressoché immutata rispetto ai passati decenni: i numerosi ex-voto depositati dai fedeli ed i loro semplici attestati per una grazia ricevuta stanno a testimoniarlo. Al tempo stesso si è sviluppata una letteratura piuttosto nutrita in proposito: articoli su quotidiani e riviste quasi sempre tendenti a privilegiare l'aspetto del "mistero", opuscoli non di rado intrisi di sterili note polemiche, documentari e filmati – anche presenti in rete – che però nulla hanno aggiunto a quanto era già noto su Vincenzo Camuso.
Un taumaturgo popolare dell'Irpinia: Zi’ Vicienzo Camuso
"I pellegrini che affrontano viaggi, che lasciano per uno o due giorni la casa e la campagna per porsi sotto la protezione di simulacri ben individuati, per ottenere grazie e per sciogliere voti fatti, si recano anche in luoghi di devozione che, per lo più, si situano completamente al di fuori del cattolicesimo ufficiale, anche se risentono di antiche tradizioni liturgiche. Si tratta di culti di recente formazione, rivolti a corpi di persone la cui vita terrena non è stata contraddistinta da particolari attributi di santità, oppure a persone vive, che si collegano, ognuna con proprie modalità, alla sfera del cattolicesimo. Questi culti si svolgono in chiese cattoliche già esistenti o in edifici costruiti di recente, secondo un modello mutuato completamente dal cattolicesimo".
Così, nel 1969, Annabella Rossi introduceva il fenomeno dei culti extraliturgici nell'Italia meridionale, al quale dedicava un lungo capitolo del suo lavoro "Le feste dei poveri" 1. Seguiva, quindi, la descrizione di dieci casi estremamente significativi, di cui sei riferenti si a defunti e quattro a persone allora ancora viventi 2.
Per quanto riguarda i culti prestati ai defunti, è interessante notare come tutti siano stati registrati nella regione campana – tre in provincia di Napoli, due di Avellino e uno di Salerno -, ove è generalmente molto viva e diffusa la devozione alle 'anime del purgatorio': tale devozione, come osserva sempre la Rossi, va inquadrata "in quell'ideologia magico-religiosa... che, se contempla principalmente i suffragi nei confronti delle anime purganti per far loro diminuire le pene, nello stesso tempo chiede ad esse protezione" 3.
Fig. 1 - Figurine fittili rappresentanti le "anime del purgatorio"; arte popolare napoletana
contemporanea (Coll. G.L., Roma - fotografia S. Mosticoni).
L'origine comune a tale culti extraliturgici è da individuarsi come si vedrà più avanti - nelle particolari condizioni sociali, ambientali e culturali in cui si sono mosse e si muovono le classi contadine di alcune aree del Mezzogiorno; i fatti 'straordinari' che apparentemente 4 hanno determinato l'introduzione di nuove forme cultuali - e che in buona parte le hanno comunque favorite - sono, di volta in volta, identificati nello stato di conservazione di un corpo, interpretato come sicuro segno di santità 5, nella profonda religiosità mostrata in vita dal soggetto 6, nelle drammatiche circostanze in cui era avvenuta la morte 7 e addirittura in fenomeni di reincarnazione ad essa seguiti8.
Abbiamo inteso riprendere in esame, in questa sede, il primo dei casi descritti dalla Rossi 9, per cercare di individuare le motivazioni relative alla sua origine e di cogliere quali mutamenti SI siano manifestati a distanza di tredici anni dalla sua ricerca sul campo 10.
Il culto in questione è presente a Bonito, in provincia di Avellino 11, ed è rivolto al corpo mummificato di un uomo, cui i fedeli hanno attribuito un nome ed un simbolico grado di parentela: zi' Vicienzo Camuso 12.
La mummia è attualmente collocata in una cappella isolata, unico ambiente sopravvissuto al terremoto del 1962 della sovrastante chiesa dell'Oratorio 13. Zi' Vicienzo Camuso si presenta assiso, con gli arti inferiori estesi, quelli superiori leggermente flessi e le mani incrociate all'altezza del ventre; la testa è volta verso destra e lo sguardo sembra diretto verso l'alto.
Fig. 2 - La cappella di zi' Vicienzo in una fotografia della fine degli anni '50
(per gentile concessione del Sig. N. Curcio, Bonito).
Tale inconsueta posizione deriva dal fatto che, secondo un uso un tempo abbastanza esteso 14, i cadaveri erano posti su un sedile di pietra che correva intorno all'ambiente di sepoltura: la mummificazione avveniva così in modo naturale, per un processo di essiccazione dovuto allo scolo, in appositi canali, degli umori liquidi del corpo.
In precedenza, forse fin verso i primi del secolo, il corpo doveva trovarsi nella cripta del tempio, oggetto di devozione, insieme ad altre mummie e resti umani, quale semplice anima del purgatorio: in seguito gli fu riservata una speciale sede, sicuramente in virtù del suo migliore stato di conservazione rispetto agli altri corpi 15.