Hans Memling

Angeli musicanti

Hans Memling

Balie, infanti e militari

Napoli, Villa Comunale, c. 1905 (foto A. Krieg)

Balie, infanti e militari

Scherzi 'fin de siècle' durante una gita fuori porta

c. 1895

Scherzi 'fin de siècle' durante una gita fuori porta

Mastrotitta

La storia vista dai 'pelati'

Mastrotitta

Un “nuovo male", non troppo nuovo

Sulle prime potrà apparire come un confronto per scoprire le eventuali discordanze tra le trascrizioni di uno stesso testo: in realtà si tratta di una tanto palese quanto maldestra triplice operazione di copia/incolla/non citare, effettuata piuttosto di recente per 'confezionare' una tesi di laurea che avrebbe portato la sua (parziale) autrice a fregiarsi del titolo accademico, a presentare poi  pubblicamente il suo lavoro (ingannando, si suppone, anche gli ignari relatori) e infine a diffonderlo con evidente orgoglio in rete  [http://www.sandonatoripacandida.net/public/Nole_SanDonato.pdf], anziché abbandonarlo in pietoso ma prudente oblìo su qualche scaffale dell'Università degli Studi della Basilicata.

 

Stiamo parlando della tesi in Storia delle tradizioni popolari "Rituali terapeutici in area meridionale e nella cultura tradizionale lucana" – in particolare la conclusione della parte II, "Il male di San Donato" (pag. 133) –, discussa dalla candidata Maria Anna Nole' nell' a.a. 2005-2006 presso il già citato Ateneo. Il testo originale, spudoratamente quasi trascritto, si trova invece a pag. 52 di "Mal di luna. Folli, indemoniati, lupi mannari. Malattie nervose e mentali nella tradizione popolare", Roma, Newton Compton, 1981; redatto a suo tempo dall'autore della presente nota, recava anch'esso il titolo "Il male di san Donato":

 

 

"La condizione dell'epilettico si presenta, forse oggi più che mai, estremamente drammatica. Egli è lentamente abbandonato dalla chiesa che concede sempre minor spazio a quelle pratiche – estenuanti sì, ma pur cariche di rassicurazione – che un tempo invece sosteneva perché economicamente redditizie. Il suo san Donato sta cedendo il posto a culti generici, mentre le sue chiese 'povere' vanno trasformandosi in filiali di maestosi santuari, nei quali ogni atto di devozione tradizionale è formalmente interdetto. L'infermo, allora, comincia ad accedere alle strutture socio-sanitarie, dopo molte resistenze e non senza diffidenza. Lo scenario è mutato. Il santuario è ora l'ambulatorio. Le pareti imbiancate non ricordano quelle ammuffite e screpolate della chiesa; l'aria che si respira è satura di disinfettanti e di medicinali, non di incenso, di cera e di sudore; ad accogliere il malato non è il duro e rozzo piatto della bilancia ma un lettino in finta pelle. Di fronte a lui, non più una tonaca nera ma un camice immacolato. E' l'inizio di un nuovo pellegrinaggio...

"La condizione dell'epilettico si presenta, forse oggi più che mai, estremamente drammatica. Egli è lentamente abbandonato dalla chiesa che concede sempre minor spazio a quelle pratiche, estenuanti sì, ma pur cariche di rassicurazione, che un tempo invece sosteneva perché economicamente redditizie. S. Donato sta cedendo il posto a culti generici, mentre le chiese 'povere' vanno trasformandosi in filiali di maestosi santuari, nei quali ogni atto di devozione tradizionale è formalmente interdetto. L'infermo, allora, comincia ad accedere alle strutture socio-sanitarie, dopo molte resistenze e non senza diffidenza. Lo scenario è mutato. Il santuario è ora l'ambulatorio. Le pareti imbiancate non ricordano quelle ammuffite e screpolate della chiesa; l'aria che si respira è satura di disinfettanti e di medicinali, non di incenso, di cera e di sudore; ad accogliere il malato non è il duro e rozzo piatto della bilancia ma un lettino in finta pelle. Di fronte a lui, non più una tonaca nera ma un camice immacolato. E' l'inizio di un nuovo male e di un nuovo pellegrinaggio... 

 

Il brano appena riportato, occorre dirlo, è soltanto uno dei tanti presi 'a prestito' per la tesi in questione: con un po' di pazienza se ne possono trovare decine e decine di altri copiati integralmente* dalla stessa fonte senza spostare una virgola, senza mai avvertire il bisogno – se non altro per salvare le apparenze – di ricorrere ad un provvidenziale dizionario dei sinonimi o semplicemente di "fare un riassunto di quello che si è letto", come ci veniva imposto nelle ultime classi delle elementari (e, se non ricordo male, forse anche oltre). La sola variazione che si è concessa l'ineffabile candidata è l'inserimento di quel "nuovo male"(?) nel finale del suo lavoro, che ci ricorda, purtroppo, come sia sempre in agguato il vecchio male del 'saccheggio' nella compilazione delle tesi di laurea.

 

*Nella stessa tesi sono presenti 'pezzi' tratti da altri contributi apparsi sempre in "Mal di luna" - come "Il lupo mannaro" di Gabriele Chiari e "Il velo della follìa" di Fabio Troncarelli -, anche questi, al solito, non segnalati come citazioni di scritti altrui.