"Provvedimenti per la difesa della razza italiana"
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- Pubblicato Venerdì, 03 Gennaio 2014 19:25
- Scritto da storiaetradizioni.it
Il regime fascista italiano nel novembre del 1938 emana una legislazione razziale, promulgando un regio decreto composto di 29 articoli.
Due sono essenzialmente le ragioni della nuova legge: la prima indirizzare l'impegno nazionalistico verso la diffusione e propaganda di una immagine del Paese florido e pieno di vigore; la seconda consolidare la tutela della razza pura contro l'invadenza della minoranza ebraica, sottolineandone il grado di inferiorità.
Gli articoli della legge infatti evidenziano l'ossessione del regime verso le "contaminazioni razziali", nel tentativo tutto politico ed economico di costruire la nuova identità dell'uomo fascista.
Con il progressivo incalzare del movimento antisemita nella vita e nelle coscienze degli italiani, si disegnano volutamente i contorni della minaccia di un nemico odioso interno da combattere con ogni mezzo possibile.
Oltre diecimila ebrei furono privati della cittadinanza italiana, subirono la confisca dei beni e furono spediti ai lavori forzati.
In seguito, con l'occupazione nazista in Italia, gli ebrei furono deportati nei campi di concentramento e annientati.
La legge del 1938 proibisce infatti i matrimoni misti, impedisce loro qualsiasi attività di studio e di commercio. Pone interdizione all'ingresso in molte istituzioni pubbliche, come biblioteche, ospedali, scuole ed università. La maggior parte delle professioni è vietata e i loro spazi abitativi confinati nei ghetti, con l'obbligo per ciascun ebreo di portare un segno di riconoscimento che li discrimini dagli altri.
Queste pesanti leggi razziali, redatte sul modello di quelle naziste, furono precedute da un Manifesto sottoscritto da scienziati, politici e filosofi del regime, e pubblicato nella rivista "La difesa della razza" del 5 agosto 1938.
Provvedimenti per la difesa della razza italiana
03-01-2014
Italian
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